Pietro Partenio notaio veneziano conosceva certamente di persona Hieronimo di Franceschi deputato alle cifre dal CX* dal 1575 al 1593 circa, inventore della cifra delle caselle, che risulta più volte suo cliente dai suoi atti notarili. Con lui si confrontò, riprendendo le due idee più originali, quella della sovracifratura e quella del falso scontro. Partenio criticò le cifre veneziane in uso in quegli anni, compresa la cifra delle caselle, considerata allora la più sicura di tutte, e ne inventò di nuove, a suo dire molto più sicure.
Nel giugno 1595 il CX di fronte alla notizia che François Viète aveva lasciato intendere in modo un po' enigmatico di essere capace di decrittare le caselle, ordinò di usare d'ora in poi una cifra di Pietro Partenio. Fu scelta la cifra quinta tra quelle presentate da Partenio al CX negli anni 1592-1593, e una settimana dopo il CX ne inviò lo scontro* all'ambasciatore a Parigi, con la raccomandazione di usare questa cifra per le parti più riservate dei dispacci.
In fondo a questa pagina è possibile provare interattivamente questa cifra.
La procedura di cifra consiste di due operazioni successive:
La decifra consiste nell'operazione inversa e cioè:
Si potrebbe obiettare che in fondo questa cifra potrebbe semplificarsi in una sola operazione, un nomenclatore con otto omofoni per ogni lettera o sillaba o parola; la A si cifrerebbe con uno degli otto omofoni: chh chp cph cpp thh thp tph tpp.
Inoltre a differenza della rivale cifra delle caselle, questa cifra non è pilialfabetica e quindi il segno cifrante, la terna di lettere, sta sempre e solo per un segno chiaro e uno solo.
Ma ci sono anche alcuni pregi di questa cifra:
Sul primo punto però avanzò forti riserve il Franceschi, che nell'estate del 1596 riuscì appunto a decifrare un messaggio cifrato con questo sistema, avendo in mano il nomenclatore, ma non la tabellina. Maggiori dettagli nel prossimo paragrafo.
Questa cifra non è delle più complicate e ingegnose del Partenio, e forse fu scelta dal CX per la relativa semplicità.
Purtroppo non furono di questo avviso i segretari addetti alla cifra, in particolare quello di Parigi, che per primo la sperimentò. I tre dispacci da Parigi che usano questa cifra per porzioni limitate, le più segrete e riservate, sono pieni di errori e cancellature, segno che il segretario non la trovò tanto semplice da usare e dopo il terzo tentativo non la usò più.
L'anno dopo, come appena ricordato, il Franceschi con l'aiuto del suo discepolo Pietro Amai, fu in grado di decrittare un dispaccio cifrato con questa cifra, conoscendo lo scontro, quello visibile qui sotto a destra, ma senza conoscere la chiave di sovracifratura. Ne seguì la decisione del CX di abbandonare questa cifra, seguita dalla reazione piuttosto astiosa del Partenio. Questo episodio segnò il culmine di una lunga disputa tra i due; il 16 settembre 1596 il CX nominò una commissione di 5 nobili perché fornisse un autorevole parere; dopo molti rinvii e dopo molte riunioni con i due la commissione preparò una relazione piuttosto salomonica, che restò allo stato di bozza ed è tuttora conservata in due copie all'archivio di stato di Venezia. Probabilmente era stata la morte del Franceschi nella prima metà del 1600 a far cadere la disputa, di fatto con la sconfitta di entrambi. Non risultano infatti ulteriori utilizzi delle due cifre negli anni seguenti.
Molti mesi dopo aver ricostruita parzialmente la chiave di questa cifra, tra le carte di Pietro Partenio ho ritrovato anche lo scontro originale, la calligrafia sembra proprio quella del Partenio, era sfuggito, mescolato tra altre carte. È stato così possibile ricuperare completamente la cifra.
Si ringrazia il dr. Silvio Coccaro, per l'aiuto fornito nel digitalizzare questo scontro di cifra.