Hieronimo [Girolamo] di Franceschi
Il padre della cifra delle caselle
Hieronimo* di Franceschi (1540?-1600), segretario del Senato veneziano, fu nell'ultima parte del XVI secolo il principale deputato alle cifre per conto del Consiglio di Dieci (abbreviato in CX) della Repubblica di Venezia. Inventore della cifra del falso scontro, mai adottata dal CX, e della cifra delle caselle adottata per molti anni da diverse ambasciate, è indubbiamente il più originale progettista di cifre che abbia avuto al suo servizio la Serenissima Repubblica.
Le vere cifre
Nato probabilmente nel 1540, filgio di un altro Hieronimo, Franceschi apparteneva a una famiglia di cittadini, per lo più segretari al servizio della repubblica. Suo zio Andrea era stato Cancellier Grande, in pratica il capo dela burocrazia, la massima carica a cui poteva ambire un cittadino nella aristocratica Repubblica di Venezia.
Nel 1572 si presentò davanti al CX una cifra di sua invenzione, che chiameremo cifra del falso scontro.Franceschi la definiva una cifra vera (uera ziffra) oggi si direbbe cifra polialfabetica) in luogo delle cifre vecchie (ziffre uecchie), oggi note come nomenclatori). Avversato inizialmente da Zuan Francesco Marin, allora a capo dei cifristi veneziani, che la considerava troppo lenta e difficile da usare, Franceschi modificò il suo progetto iniziale, semplificandolo e facilitandolo fino alla cifra delle caselle notevole esempio di cifra polialfabetica usata come sovracifra di una cifra piccola, che fu usata per diversi anni dalle ambasciate veneziane in Europa, soprattutto in Francia e Savoia.
Lo scontro con Partenio
Progressivamente abbandonata come troppo difficile da usare, contestata duramente da Pietro Partenio, fu l'origine di un'aspra disputa dal 1595, anno della famosa deposizione dell'ambasciatore Mocenigo davanti al CX nella quale riferiva su un incontro avuto con il famoso matematico e crittanalista Francois Viète che tra altre vanterie aveva insinuato il dubbio di saper decrittare anche la cifra delle caselle. (Vedi la pagina )
La disputa fu demandata dal CX a una commissione di cinque nobili, e si concluse tra il 1599 e il 1600 con una prova finale e con un responso salomonico della commissione, la cui relazione non fu mai pubblicata, forse per la sopravvenuta morte del Franceschi nella prima metà del 1600, che pose per sempre fine anche all'uso di cifre polialfabetiche da parte della diplomazia veneziana, ma anche ai nomenclatori sovra-cifrati di Pietro Partenio.
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Nella maggior parte dei documenti d'archivio è usata la dizione latineggiante Hieronimo in particolare dall'interessato che si presenta sempre con un: "Io, Hieronimo di Franceschi". Solo negli ultimi anni del Cinquecento, o che è lo stesso, della vita del Franceschi appare la dizione moderna Gerolamo o Girolamo; preferisco seguire la dizione preferita da lui stesso: Hieronimo.
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La lettera è in ASVE CX Deliberazioni (Parti) secrete, filza 24, agosto 1590 in un incartamento annotato come "Franceschi".
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Nel fondo Consiglio di Dieci, Parti comuni, filza 50, addì 7 luglio 1600, il nome Franceschi è preceduto da un .q., una volta, in questo caso "un tempo in vita", equivale al nostro fu.
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Un atto dei Capi del CX datato 27 gennaio 1542 (m.v. quindi 1543) tratta di una sensaria in Fontego dei Tedeschi lasciata in eredità da un prozio a Hieronimo di Franceschi, definito come infante di 30 mesi circa. Quindi doveva essere nato a metà del 1540, verosimilmente a Venezia, visto che la famiglia era veneziana da secoli, tradizionalmente al servizio della cancelleria ducale.
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Il titolo esatto è: Giuseppe Tassini, Cittadini Veneziani, Venezia, 1888. Sono tredici volumi manoscritti con notizie sulle famiglie veneziane, da Abate a Zignol; per ogni famiglia sono date notizie, e, dove è stato possibile ricostruirli, alberi genealogici, il tutto tratto da necrologi, testamenti e tanti altri atti conservati negli archivi veneziani. Per la famiglia Franceschi sono presenti diversi rami, quello del Leone è a pag. 917-918 albero genealogico.