I grandi nomi della Crittografia
François Viète
François Viète
Ritratto di François Viète.

François Viète fu un avvocato e consulente politico francese; non fu mai un matematico di professione, ma si dilettava di studi matematici, ogni volta che vi trovava piacere. E si guadagnò un posto importante nella storia della matematica.

Nato nel 1540 a Fontenay-le-Comte, figlio di un avvocato e si laureò in legge, lavorò poi come educatore privato e consigliere politico al tempo delle guerre di religione tra cattolici e ugonotti (protestanti), dalla parte degli ugonotti. Nel 1584 si rifugiò a Besuvoir-sur-Mer dove ebbe tempo per dedicarsi agli studi matematici.

Viète è noto soprattutto per essere stato il primo a usare lettere per rappresentare costanti ed incognite. La sua notazione era un po' diversa da quella odierna; usava lettere maiuscole, vocali per indicate le incognite, consonanti per indicare le costanti. Inoltre si limitò a considerare espressioni ed equazioni omogenee perché solo queste sono interpretabili geometricamente. Per esempio l'equazione $A^3 = B^2 Z + A B^2 $ è omogenea di terzo grado e quindi rappresenta volumi, mentre per Viète non ha senso scrivere $A^3 -2 A^2 + A$ perché non ha senso sommare volumi, aree e lunghezze.

Fu poi Renè Descartes, Cartesio, a modificare questa notazione in quella ancor oggi in uso: le ultime lettere dell'alfabeto $ x y z$ ad indicare incognite, le prime lettere $abc$ ad indicare costanti.


Viète si occupò anche di crittografia ed in particolare di crittoanalisi. Lavorò in questo ruolo al servizio di Enrico IV, re protestante*, e riuscì a decrittare i messaggi cifrati del re cattolicissimo Filippo II di Spagna, sia pur impiegandoci molti mesi. Quando Filippo II venne a sapere la cosa accusò Viète di praticare arti magiche e stregoneria e lo denunciò al papa, forse sperando che Viète finisse sul rogo, ma il papa che disponeva di crittologi molto validi non prese sul serio la richiesta.

Nel 1595 Viète si vantò dei suoi successi crittanalitici con l'ambasciatore veneziano Giovanni Mocenigo affermando di aver decrittato i messaggi del re di Spagna e dell'imperatore. Di fronte all'incredulo Mocenigo affermò poi di aver decrittato anche il cifrario di base (la zifra prima) usato dall'ambasciatore, ma quando Mocenigo gli chiese se avesse decrittato anche la cifra delle caselle, che era allora il cifrario veneziano di massima sicurezza, Viète rispose in modo enigmatico: "In quella bisogna far salti" e alla richiesta di Mocenigo di fornire le prove, promise che lo avrebbe fatto, ma poi non ci furono altri incontri tra i due e resta quindi in dubbio se Viète fosse realmente riuscito a decrittare i cifrari veneziani. Il fatto che alcune fonti francesi parlino delle caselle come di una griglia di Cardano, potrebbe far pensare che Viete fosse fuori strada.

Di certo i suoi successi crittanalitici confermano la stretta parentela tra matematica e crittografia, oggi più evidente che mai, ma già significativa nel XVI secolo.


Riferimenti bibliografici
Siti e pagine web
X Enrico IV nel 1493 si convertì, molto opportunamente, al cattolicesimo; in quell'occasione avrebbe pronunciato la celebre frase "Parigi val bene una messa". Il Viète lo seguì convertendosi anche lui al cattolicesimo.