Pietro Partenio, nato nel 1538 a Spilimbergo*, fu un affermato notaio a Venezia tra il 1563 e il 1610, ma merita di essere ricordato sopratutto come crittografo geniale; collaborò infatti con il Consiglio di Dieci, regalando cifre che sono tra le più sofisticate dei suoi tempi, ma che non furono mai pubblicate, rimaste per secoli nel segreto degli archivi e pressoché dimenticate*.
Dagli atti notarili conservati nell'archivio veneziano, Partenio risulta attivo come notaio sin dal 1563 quando aveva 25 anni, ottenne la cittadinanza veneziana nel 1576, e solo dopo il 1590 si trovano tracce di una sua attività come progettista di cifre. Come nacque questo interesse? Nelle rubriche dell'archivio notarile compare spesso il nome di Hieronimo di Franceschi, allora l'uomo chiave della crittografia veneziana, in veste di procuratore per conto di altri o per altri motivi. Sembra verosimile che queste relazioni con il Franceschi fossero allora amichevoli e da queste sia nato il suo interesse per la crittografia.
La relazione con Franceschi è evidentissima anche nelle cifre che Partenio presenta al Consiglio di Dieci a partire dal 1592. Risalta l'ambizione di riprendere le idee chiave di Franceschi, la sovracifratura e il falso scontro, creando cifre più facili da usare e al tempo stesso, a suo dire, molto più sicure, e inventando molte variazioni sul tema.
Le cifre donate dal Partenio al Consiglio di Dieci furono trascritte su un elegante volume in pergamena chiamato raccordi, che ospita anche pregevoli disegni di carattere militare. Il volume è ora all'Archivio di Stato di Venezia nel fondo CCX -Capi del Consiglio di Dieci, alla voce Raccordi-Registri n.1 1588-93. Le cifre sono presentate con testo in ottima calligrafia e tavole.
Come detto, queste cifre volevano migliorare quelle del Franceschi. sia per facilità d'uso, sia per la sicurezza. Nella sua memoria consegnata al CX nel gennaio 1606 e nel libretto scritto lo stesso anno, Partenio menziona più volte la cifra delle caselle vantando la superiorità delle sue, nella memoria suddetta scrive tra l'altro:
[...] Il che dimostrai a quei Ill.mi senatori deputati a ueder la cifra del Franceschi et mia, alla presenza di lui, et di altri magnifici segretarij, quali confermarono quanto io dissi.[...]
Insomma Partenio ostenta grande sicurezza riguardo alla sicurezza delle sue cifre, e sembra quasi infierire sul Franceschi quando ricorda che era presente alla dimostrazione nella quale tutti lodarono le sue cifre nel confronto. Pure non tutti i confronti con Franceschi si erano risolti a suo favore.
Nella letteratura crittografica il nome di Partenio è menzionato quasi esclusivamente a proposito dell'episodio del 1595 quando il CX, dopo aver ascoltato la relazione dell'ambasciatore di ritorno dalla Francia che insinuava il dubbio che le cifre veneziane e persino quella delle caselle fossero state forzate dal matematico F.Viète. Il CX prese molto, forse troppo, sul serio le vanterie del Viète e decise di affidarsi a Partenio usando una delle sue cifre al posto delle caselle, ed adottò la cifra quinta del Partenio un nomenclatore di circa 500 numeri di tre cifre che veniva poi sovracifrato con una chiave che trasformava ogni singolo numero in una lettera. Una settimana dopo inviò al nuovo ambasciatore a Parigi una lettera che ordinava l'adozione immediata della nuova cifra.
L'episodio menzionato dal Baschet fu ripreso da diversi autori italiani e francesi che ne trassero ipotesi piuttosto azzardate come quella che il Partenio avesse riorganizzato l'intero ufficio cifra veneziano, diventandone il responsabile.
Dalle carte originali d'archivio emerge però una storia un po' diversa, e più di un dubbio sulla superiorità della cifra di Partenio rispetto a quella delle caselle, che rimase in uso per un quasi un ventennio, mentre finora i soli dispacci ritrovati che contengano parti cifrate con una cifra di Partenio, sono tre lettere, cifrate con la cifra quinta, dell'ambasciatore a Parigi dell'estate 1595. Dopo questi tre, i dispacci da Parigi risultano cifrati sempre e solo con la ziffra granda un normale nomenclatore senza alcuna sovracifratura. Cosa era successo, come si spiega che le tanto lodate cifre del Partenio non furono mai più usate per i dispacci diplomatici o militari (quanto meno, non se ne è trovata traccia)?
Fu nell'estate 1596, un anno dopo, che la situazione precipitò quando il Franceschi contestò l'affermazione di Partenio che la cifra adottata ere sicura anche nel caso il nemico fosse venuto in possesso del nomenclatore di base; con l'aiuto del giovane Pietro Amai riuscì nel giro di pochi giorni a decrittare un messaggio di prova cifrato con la cifra quinta del Partenio, senza conoscere la chiave di sovracifratura. Il CX sempre più preoccupato ordinò immediatamente di non usare più le cifre del Partenio per le parti più riservate dei dispacci ma di tornare alla cifra delle caselle di Franceschi. La reazione di Partenio sta in una lunga e polemica lettera al CX, che finì per dividersi tra sostenitori dell'uno e dell'altro cifrista; non riuscendo a trovare un accordo sul da farsi, il 16 settembre 1596 entrambe le cifre furono sospese e ogni decisione demandata a una commissione di cinque nobili, che era tenuta a dare un responso entro due mesi; nel gennaio 1598, due anni dopo, il CX doveva rilevare che la delibera non era stata eseguita e sollecitava i cinque nobili a pronunciarsi; nelle carte d'archivio non si trova null'altro; di fatto entrambe le cifre non furono più usate.
Dopo questo infelice episodio, Partenio tornò sulla scena solo nel 1606, con una nuova lettera al CX e con un libretto contenente altre cifre, dove tra l'altro palesava il timore che i segretari per facilitarsi il lavoro si limitassero ad usare lo scontro (cioè il nomenclatore) senza la sovracifratura, vanificando tutto; aggiungeva che questi suoi nomenclatori erano comunque più sicuri di quelli usati allora.
Sta di fatto che questo è esattamente quello che avvenne nei due secoli successivi; a partire proprio dal suo allievo prediletto, Ottaviano Medici che quando diventò deputato alle cifre finì appunto per usare scontri con cifre di tre numeri molto simili a quelli di Partenio, ma senza il fastidio della sovracifratura.
Secondo il Tassini, Partenio morì nel 1620 a 82 anni*; era rimasto attivo come notaio fino al 1610, e nel 1613 fu per l'ultima volta priore del Collegio notarile di Venezia. Nella genealogia del Tassini non risultano né mogli né figli. Nella sua memoria del 1606 definiva Ottaviano Medici "mio quanto figliuolo, come ognun sà", e il Medici fu almeno come crittologo il suo erede, deputato alle cifre dopo il 1620.
In definitiva Partenio fu un geniale inventore di cifre che però, al di là dell'infortunio del 1596, non ebbero molta fortuna perché troppo complesse, forse in anticipo sui tempi. L'idea di sovracifrare codici e nomenclatori diventerà normale solo nel XIX secolo, quando oltre ai codici professionali, furono messi in commercio anche codici pubblici come il Baravelli e il Mengarini la cui sicurezza si basava tutta sul meccanismo di sovracifratura, visto che il dizionario era pubblico. Che era poi l'idea di Partenio quando vantava la sicurezza delle sue cifre, che sarebbe rimasta tale anche nel caso gli scontri di cifra fossero caduti in mano al nemico.