Nella sua opera De furtivis literarum notis vulgo de ziferis, capo XII, G. B. [Della] Porta descrive questa tavola rettangolare di 5 colonne e 4 righe che ricorda quella di Polibio, ma adattata all'alfabeto latino, 20 lettere (senza la Z che è lettera greca aggiunta in seguito e senza la U rappresentata dalla V come era nel latino in origine), per il quale basta appunto una tavola 5x4.
Righe e colonne sono indicate con le prime lettere dell'alfabeto: A, B, C, D, E.
Segue l'esempio usato dal Porta nel suo libro; qui il cifrario è interattivo ed è possibile cifrare altre frasi che usino l'alfabeto latino:
La tavola del Porta come quella di Polibio porta ad un raddoppio della lunghezza del testo; produrrà quindi cifrati piuttosto lunghi ma contenenti solo 5 caratteri diversi, qui A B C D E; in questo precorre la cifra campale germanica e la ADFGVX.
Il Porta usa una tavola cotruita con un alfabeto ordinato e quindi ben poco segreto; la sicurezza si può ovviamente aumentare usando un alfabeto disordinato ottenuto in qualche modo segreto e che costituirà la chiave.
Il Porta descrive anche una tavola a tre dimensioni che usa solo tre lettere cifranti A B C.