Il codice usato da Pietro Giannone per cifrare il suo ultimo poema è un curioso misto i cui ingredienti sono un cifrario monoalfabetico di base molto semplice con qualche omofono; un cifrario digrafico e trigrafico che cifra molti digrammi e trigrammi con simboli geometrici vari; un repertorio di parole intere e alcuni segni polifoni.
Va preliminarmente detto che il poema fu verosimilmente composto in un arco di tempo piuttosto lungo, anni forse, e con interruzioni. Questo anche in base al fatto che Giannone introdusse alcuni cambiamenti in corso d'opera; semplificando ho distinto tre varianti del cifrario in questo modo:
Il cifrario è molto semplice e facile da ricordare a memoria; le cifre da 1 a 9 servono a cifrare le cinque vocali e quattro consonanti comuni, L M N R, nell'ordine.
Quasi tutte le altre consonanti sorprendentemente sono cifrate da se stesse(*). Eccezioni; la z è cifrata con la a e viceversa; la q non è mai cifrata da sola, ma solo nei trigrammi qua, que, qui, quo (vedi sotto); la h non è quasi mai cifrata da sola, ma con un puntino sotto la vocale successiva; non è chiaro se le rare apparizioni di h in chiaro siano sviste di Giannone.
A se stante la cifra della lettera h: compare in chiaro solo nelle interiezioni "Ah" "Oh" cifrate sempre in $1h$, $4h$; nelle forme del verbo avere invece viene cifrata con un accento sotto la vocale, che per la verità Giannone dimentica di frequente.
Le due vocali A ed E vengono ad avere due omofoni; A → (1, z) B → (2, ~); è inoltre conservata la distinzione tra maiuscole e minuscole, ma solo per le consonanti non cifrate; per L M N R e le vocali non è visibile una distinzione maiuscola/minuscola.
Uno degli aspetti più singolari di questo cifrario è il ricorso sistematico ai polifoni, simboli che possono essere decifrati in differenti caratteri.
Il cifrario digrafico usato nel poema sembra limitato ad alcuni digrammi non a tutti i 441 (alfabeto italiano senza JKWXY) o 676 (alfabeto internazionale) possibili. I simboli non sono scelti a casaccio ma seguono questa regola di fondo: un digramma <vocale><consonante> parte da una figura geometrica base, che viene poi variata con rotazioni della figura base; per esempio i digrammi
Analogo meccanismo per i digrammi <vocale>L ma con rotazioni di 45° in senso antiorario. Per i digrammi <vocale>T le rotazioni sono di 90°
Le consonanti doppie sono una caratteristica della lingua italiana che viceversa non prevede vocali doppie; molto frequente il raddoppio LL, seguito a distanza da SS e TT; ovviamente questo è un punto debole dal punto di vista della sicurezza; in particolare in un cifrario monoalfabetico sarebbe molto semplice riconoscere il raddoppio più frequente LL.
Giannone ebbe presente questa debolezza e vi rimediò in due modi: a) invece di scrivere due volte di seguito una consonante la scrive una volta seguita da una specie di virgola; questo vale sia per i segni monografici sia per i digrafici; b) nascondendo la doppia in un simbolo trigrafico creato ad hoc.
Nella figura a lato la prima riga mostra i trigrammi con doppia L ottenuti aggiungendo una virgola agli equivalenti bigrammi; le altre tre righe mostrano trigrammi ad hoc per le doppie S, C, Z.
Un meccanismo simile viene usato per alcuni trigrammi, raggruppati in serie di 4 o 5 secondo i casi; caso più interessante la serie QUA QUE QUI QUO che permette a Giannone di nascondere il digramma QU che scritto in modo monoalfabetico rappresenterebbe una grossa debolezza crittografica. Il simbolo base è un semplice angolo. Analoga la serie GUA GUE GUI GUO.
La serie ANT ENT INT ONT UNT somiglia un po' a quella AN EN IN ON UN, usa rotazioni di 90° e un simbolo speciale per il gruppo che inizia per U.
Il cifrario di Giannone comprende anche un discreto dizionario di parole cifrate con ideogrammi. Uso il termine ideogramma perché mi pare il più appropriato: nella maggior parte si tratta di simboli grafici che richiamano da vicino la parola che rappresentano. Così la parola letto è resa con una linea orizzontale sopra tre o quattro trattini verticali (le gambe del letto).
A fianco una scelta di ideogrammi usati nel poema.