Leon Battista Alberti (1404-1472) fu uno dei primi protagonisti del Rinascimento, chiamato di volta in volta architetto, matematico, poeta, commediografo, e, cosa che qui interessa, crittologo in quanto autore del De Cifris trattato di crittografia di importanza fondamentale nella storia della crittografia moderna.
Nato a Genova il 14 febbraio 1404, da una famiglia fiorentina si trasferì presto a Venezia e Padova dove fece i suoi studi, completati poi a Bologna. La sua attività si svolse poi a Firenze e soprattutto a Roma dove rimase fino alla morte nel 1472, lavorando nell'amministrazione pontificia.
Come architetto è noto soprattutto per il tempio Malatestiano a Rimini, e per il trattato De re aedificatoria, come linguista scrisse una Grammatica della lingua toscana che corrisponde all'odierna lingua italiana. Fondamentale anche il De Pictura dove dà una definizione matematica, punti di fuga, proiezioni, della tecnica delle prospettiva ideata dal Brunelleschi.
Questo trattato di crittografia fu scritto intorno al 1464 e ne esistono tuttora 15 manoscritti, 6 a Roma, 5 a Firenze, 3 a Venezia e uno a Parigi. Il titolo varia da De componendis Cifris a De Cyfris
Il trattato è noto soprattutto per il disco girevole descritto alla fine con tre modi di funzionamento, uno dei quali presenta un sistema di cifratura polialfabetica, considerato il primo nella storia della crittografia.
Si legge spesso che il De cifris non ebbe alcuna influenza nella storia della crittografia, essendo rimasto sconosciuto fino al 1568 anno della sua prima edizione a stampa a Venezia, quando passò quasi inosservato, confuso tra altre operette morali. Ma ben prima del 1568 circolavano i manoscritti dell'opera che non passarono affatto inosservati, almeno a Venezia dove un manoscritto del De Cifris finì nel 1511 in mano a Giovanni Soro e poi agli altri cifristi veneziani. E' verosimile che sia stato studiato anche in altre cancellerie, ma questa possibilità non è, per quel che ne so, documentata. Affascinante, ma non documentata, l'ipotesi che la copia parigina sia finita in mano a Francois Viète, che nella seconda metà del Cinquecento sviluppò un metodo per decrittare le cifre con omofoni, studiando le frequenze di bigrammi, trigrammi ...
Altrettanto importante è infatti la prima parte dove Alberti fa un'analisi linguistica sulle frequenze delle lettere e sulla loro utilità nella decrittazione di messaggi cifrati dei quali non si conosce la chiave. Fin qui niente di nuovo, l'analisi delle frequenze delle singole lettere era nota sin dai tempi del califfato di Baghdad, dove il matematico Al Kindi l'aveva scoperta e descritta nel 9° secolo. e già all'inizio del Quattrocento (15° secolo) le cancellerie usavano cifre con omofoni e nulle (vedi per esempio la cifra del doge Michele Steno del 1411) che altro non sono che espedienti per confondere l'analisi delle frequenze. Segno evidente che questa tecnica era già ben nota prima della nascita dell'Alberti.
Alberti però fa un importante passo avanti quando non si limita a studiare le frequenze delle singole lettere ma anche quelle dei gruppi di due, tre o quattro lettere che hanno una distribuzione delle frequenze ancor più caratteristica. E, cosa fondamentale, permettono di decrittare anche le cifre con omofoni.
Non è chiaro se Alberti avesse effettivamente usato in pratica questo metodo; nel trattato si limita ad esamninare nunciare principi generali senza fornire esempi o regole pratiche. Ma come accennato sopra a Venezia questi principi furono messi in pratica da Giovanni Soro che si guadagnò in breve tempo fama di decrittatore infallibile al quale anche il papa e l'imperatore chiedevano aiuto per decrittare i dispacci cifrati. I successori di Soro, G.B. Ludovici, Alvise Borghi e Gianfranceso Marin portarono avanti il lavoro di Soro, producendo tra l'altro un gran numero di trattati delle cifre, alcuni dei quali, in particolare il più completo, quello del Marin era esplicitamente dedicato a Leon Battista Alberti.
In definitiva Alberti merita di essere ricordato non solo per l'affascinante disco cifrante, antesignano delle cifre polialfabetiche, ma anche e forse soprattutto come il padre della crittanalisi moderna.