Storia della crittografia - Il disco di L. B. Alberti
Da "Il trattato della cifra" di Leon Battista Alberti
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Il disco cifrante

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Ora è da dire della maniera di scrivere inventata da noi. Essa ha questi vantaggi: nessuna cifra, tra tutte quelle che si possono usare, è più rapida e più facile a leggersi; nessuna, se tu ignori gli indici convenuti tra me e un altro, si può pensare più segreta. Affermo: che tutti i più acuti e più scaltri ingegni di tutti gli uomini, tutto lo studio dei più intelligenti, ogni capacità, abilità, sforzo, riusciranno vani. Ma nessuno, se non chi è consapevole dell'accordo, potrà riuscire da sé a comprendere qualche cosa di quelle che si trovino scritte con questa cifra nostra. Aggiungi che qualunque comune scrivano può essere da te chiamato a scrivere sotto dettatura in lettere consuete e note, e tuttavia non comprenderà nulla di ciò che avrà scritto. Ugualmente potrà un altro leggere qualunque messaggio mandato a te dalla provincia: tu comprenderai chiarissimamente tutto, e colui al quale l'avrai data perché te la legga, non ne capirà una sola sillaba. A ragione perciò dico che questa è cifra degna dei re, della quale essi possono servirsi, con tutta facilità e con lievissimo lavoro, senza bisogno di interprete che sappia i loro segreti.

Ma ora basta di ciò. Andiamo alla cosa. Quella maniera di scrivere occultissima e comodissima, a cui diamo la nostra assoluta preferenza, è la seguente. Faccio due cerchi con due lamine di bronzo: uno maggiore da chiamarsi stabile, l'altro minore che chiameremo mobile. Lo stabile supera il mobile di un nono del diametro di questo. Divido l'intera circonferenza di tutti e due i circoli in 24 parti di uguale angolo; queste parti si chiamano domicili. Nei singoli domicili del circolo maggiore scrivo le singole lettere maiuscole, in rosso secondo l'ordine solito delle lettere: per prima A, per seconda B per terza C, e di seguito tutte le altre; H e K, non essendo il loro uso strettamente necessario, si tralasciano. Saranno dunque queste maiuscole in numero di venti, quali le abbiamo numerate sopra; e queste lettere, occuperanno altrettanti, cioè venti, domicili delle lettere stabili e vere. I quattro domicili che vi rimarranno vuoti si dicono domicili numerali, perché in ognuno si scriverà il suo numero a carattere piccolo, in inchiostro nero: nel primo 1, nel secondo 2, nel terzo 3, nel quarto 4. Così tutti i domicili del circolo maggiore saranno occupati da proprie lettere.

Nel circolo minore vi saranno altrettanti domicili, uguali di numero a quelli maggiori e in linea corrispondente ad essi. In ciascuno di questi domicili, che si chiameranno mobili, si scriverà una lettera in inchiostro nero, non maiuscola come quelle nel circolo maggiore, ma minuscola. E non si scriveranno in ordine ma sparpagliate, così come verranno tra mano a caso (31), p.e. la prima di queste lettere mobili potrà essere a, la seconda g, La terza c, ecc., finché non siano occupati tutti i 21 domicili di questo circolo minore. Altrettanti infatti sono, nella scrittura latina, i segni delle lettere; I'ultimo di essi è « & » (et).

Dato in tal modo il proprio segno a tutti questi domicili, adattiamo la lamina mobile, del circolo minore, sopra la maggiore stabile, in modo che il medesimo ago penetri per i centri di ambedue e sia l'asse comune, intorno al quale giri la lamina mobile. Lo strumento così composto di questi due cerchi, lo chiamiamo « formula ». Di questa formula bisogna avere due esemplari: una presso di te, una presso l'amico in provincia, al quale tu dovrai scrivere; e tutte due queste formule saranno assolutamente simili, tanto per la collocazione delle lettere come per il loro numero e per il loro ordine in modo che non differiscano in nulla. Fatto ciò stabiliremo tra noi quale vogliamo che sia l'indice; è l'indice infatti quasi una chiave con la quale si possa entrare nei sacri penetrali intimi. Tale indice è duplice: uno che è scelto tra le lettere maiuscole stabili, l'altro tra le lettere minuscole mobili; l'uno e l'altro ad arbitrio.

Prima, dell'indice mobile.

Sia p. e. convenuto che l'indice della tabella mobile sia k. Io nello scrivere metterò i due cerchi della « formula » come meglio mi piacerà: in modo, p. e., che la lettera convenuta k stia sotto la maiuscola B e la seguente sotto la seguente. Nello scrivere a te io per prima lettera scriverò B maiuscola, sotto la quale ho messo, nell'accingermi a scrivere, l'indice k. Questo significherà che anche tu, in provincia, per leggere il nostro messaggio, accomodi, girando la « formula » gemella che è presso di te, finché ugualmente l'indice k sia sotto B, con ciò anche tutte le altre lettere (minuscole) trovate nel messaggio verranno a significare il valore e il suono delle lettere stabili superiori.

Dopo che avrò scritto tre o quattro parole, muterò nella mia « formula » il posto dell'indice facendo rotare il cerchio, in modo che l'indice k stia p. e. sotto D. Per ciò nel messaggio scriverò allora la maiuscola D, a cominciar di lì, quindi, k significherà non più B ma D, e le altre singole lettere che seguono acquisteranno diversi significati, dati dalle lettere superiori stabili. E analogamente tu, in provincia, avvertito nel leggere la lettera maiuscola che hai trovato saprai che essa non vorrà dir altro se non indicarti che a quel punto è stata mutata la posizione del cerchio mobile e la collocazione dell'indice. Anche tu perciò metterai l'indice sotto quella lettera maiuscola e in questo modo leggerai e comprenderai tutto con ogni facilità.

Quanto alle quattro lettere mobili che vengano a trovarsi sotto i quattro domicili superiori numerali, quali che esse siano non importeranno, come si dice, alcun significato se prese singolarmente e potranno singolarmente scriversi come prive di valore (nulle). Ma unite insieme o ripetute, daranno per il nostro scopo mirabili vantaggi; dei quali tra poco.

Potremo, altrimenti, fare la scelta dell'indice tra le lettere maiuscole e convenire tra noi, quale di esse (fisse) sia l'indice. Poniamo, per passar subito a un esempio, che tra me e te sia stabilito come indice, B. La prima lettera del messaggio che ti scriverò, sarà una lettera qualunque, scelta a piacere, delle minuscole, p. e. q. Questa lettera tu la porrai, rotando i dischi, nella «formula», sotto la lettera indice B. Con ciò q verrà ad acquistare il suono e il significato di B; delle altre lettere ci serviremo, nello scrivere, del modo sopra detto per l'indice mobile. Quando poi con questo secondo modo sarà da cambiare la lista della cifra e la posizione della « formula », a quel punto scriverò nel messaggio un'unica lettera e non più (32), delle lettere numerali, cioè di quelle nel cerchio minore che si troveranno sotto i numeri: si prende p. e. quella che significhi 3, o 4, ecc. Questa lettera la collocherò, facendo rotare i dischi, sotto l'indice convenuto B, e proseguirò quindi secondo quel che si debba scrivere, dando alle lettere minuscole il valore delle maiuscole. Anche poi, per sviare sempre meglio gli investigatori, potrai convenire con l'amico a cui dovrai scrivere, che le maiuscole intramezzate (che senza questa convenzione non vi andrebbero affatto) non abbiano alcun valore; e moltissimi altri accorgimenti potrai usare, che sarebbe lungo e inutile esporre.

Perciò, il suono e significato di ogni maiuscola potrà essere indicato, come vedi, in 24 diversi modi; e, viceversa, ognuna delle (ventiquattro) lettere minuscole potrà dare i 20 significati delle maggiori e inoltre quattro numeri; e ciò variando la posizione dell'indice con la rotazione del cerchio (mobile). [...]