Il bresciano G. B. Bellaso pubblicò tra il 1553 e il 1564 tre opere di crittologia contenenti alcuni cifrari polialfabetici di notevole interesse.
Al Bellaso deve essere riconosciuta la priorità per alcune idee che hanno poi avuto larga diffusione prima tra tutte quella del contrasegno, verme letterale ripetuto introdotto nella sua tavola del 1553 che riprendeva una prima cifra del 1552 fatta circolare su un foglio sciolto stampato ma senza istruzioni (uno è stato recentemente ritrovato a Venezia da chi scrive), e in quella migliorata del 1555.
L'idea fu poi ripresa da molti autori e crittografi del XVI secolo, tavole simili a quella di Bellaso si trovano per esempio all'archivio di stato di Venezia sia in forma sciolta, sia nei trattati manoscritti di cifre di Agostino Amadi e Nicolò Doglioni. La tavola appare anche tra le cifre pontificie citate dal Meister.
Il caso più noto resta quello di G. B Della Porta che pubblicò una tavola molto simile nel suo De furtivis ... senza citare la fonte, cosa che provocò il risentimento di Bellaso.
L'unico a citare Bellaso è Blaise de Vigenère che riporta, come prima cifra del suo trattato, una tavola molto simile a queste, ridotta all'alfabeto di 20 lettere e quindi con liste di 10 coppie, e la attribuissce a un certain Belasio con queste parole*:
PREMIEREMENT donques ie mettray le chiffre, que i'attribue quant à moy à vn certain Belasio de la suitte du Cardinal de Carpi, pour avoir esté le premier de tous ceux dont i'ay eu cognoissance, qui le practiqua et mit en auant l'an 1549. que ie fuz à Rome la premiere fois: Car le liure cy deuant allegué de Baptiste Porte, au quel il a inseré ce chiffre sans faire mention dont il le tenoit, ne sortit en lumiere que l'an 1563.
Nonostante questa esplicita ed autorevole attribuzione a Bellaso, sono stati molti gli autori che hanno attribuito quella tavola sl Porta; su questo errore ha pesato probabilmente anche la maggiore fama di Porta, umanista, commediografo ..., rispetto al semisconosciuto Bellaso.
L'anno 1549 non quadra con quel che Bellaso scrive nella prefazione al suo opuscolo del 1553, quando attribuisce la prima versione della cifra all'anno prima. Inoltre il cardinale di Carpi, Rodolfo Pio non è menzionato da Bellaso che dice di essere stato piuttosto al servizio del cardinale Durante Duranti nel conclave del 1549.
Queste incongruenze possono essere interpretate in vari modi. Che Vigenère possa aver sbagliato l'anno 1549, sembra poco probabile perché la sua permanenza a Roma tra il 1549 e il 1551 è ben documentata, come anche un suo ritorno a Roma nel 1566. La spiegazione più verosimile è che Vigenére abbia sì conosciuto Bellaso nel 1549, ma abbia poi avuto l'opuscolo con la versione del 1553 in altro modo.
Usando la tavola a destra si possono cifrare messaggi in una delle due cifre, 1552 e 1553 e, qui sotto, confrontare i cifrati; si noterà che, usando lo stesso contrasegno, molte lettere vengono cifrate allo stesso modo.
Chiaro ........ LARMATAYTVRCHESCAYPARTIRAYAYCINQVEYDIYLVGLIOContrasegno ... VIRTVTIOMNIAPARENTVIRTVTIOMNIAPARENTVIRTVTIOCifrato 1552 .. SYOHVXYBQOGPGRNOBSGYOXRZYBAZNXVDYQZDRAGVPITECifrato 1553 ..
Prima di tutto, mostrerò la cifra che attribuisco ad un certo Belasio del seguito del cardinale di Carpi, per essere stato il primo di tutti quelli di cui ho conoscenza, a praticarlo e proporlo nell'anno 1549, quando ero stato a Roma la prima volta; il libro nel quale [Giovan] Battista Porta ha inserito questa cifra senza dire da dove la aveva ottenuta, non vide la luce che nell'anno 1563.